Area Ex Maceratoi a Megliadino San Vitale
Tra le maggiori fonti di reddito per le famiglie di queste zone vi era la coltivazione della canapa, introdotta nel Montagnanese e nel Colognese a partire dal periodo veneziano, grazie alla ricchezza di acque nel nostro territorio e rimasta in uso fino all’immediato secondo dopoguerra.
Per ottenere il filamento, una volta tagliata, la canapa veniva riunita in fasci e messa a macerare nell’acqua derivata dai corsi fluviali in appositi spazi detti appunto maceratoi.
Una volta trasportata a casa con i carretti e asciugata, la canapa veniva percossa per mettere a nudo la fibra contenuta nella corteccia.
Veniva quindi passata nella “gramola” e poi pettinata con il “cardatore”, fino a ottenere un filato morbido che, unito in un filo continuo con la rocca e il fuso, era, infine, tessuto per fare lenzuola e altro vestiario, mentre dalla parte più grezza si ricavavano le corde per le navi della Serenissima Repubblica di Venezia o per il traino.
Nell’ex maceratoio di via Gioachin a Megliadino San Vitale, troviamo i resti e le testimonianze di quest’antico mestiere, immersi in una campagna intatta e a pochi metri da un'altra importante testimonianza del lavoro dell’uomo, la storica idrovora Vampadore.
L’area del maceratoio oggi è meta ideale per pic-nic all’aperto e tappa imperdibile lungo l’itinerario “Anello delle Città Murate”